Nei secoli XII e XIII la liturgia rivestì un ruolo chiave nella vita di ogni persona. A partire da questa premessa, il presente lavoro indaga l’influenza della liturgia sui componimenti dei trovatori occitani; in particolare, viene mostrato come un ampio numero di canzoni provenzali celi, dietro la lettera del testo, il ricorso – non necessariamente volontario – a fonti di tipo liturgico.
Lo studio è diviso in sezioni che mirano a proporre una panoramica esaustiva tanto della liturgia medievale, quanto del fenomeno della fin’amors. Nello specifico, l’analisi mostra: l’influsso su Guglielmo IX della struttura metrico-melodica di inni e prosule, nonché del culto dei santi nel limosino; il riuso di formule liturgiche, preghiere e letture bibliche in Marcabru e Peire d’Alvernhe; la sovrapposizione fra la gestualità del fedele a messa e quella di Gaucelm Faidit nell’atto di pregare la domna; l’influsso dei sacramenti, e in particolare la penitenza, su alcuni dei principali trovatori; infine, il ricorrente impiego in ambito cortese di metafore di origine liturgica, come quella del ‘fuoco d’amore’.
Il presente lavoro indaga l’influenza della liturgia medievale sui componimenti dei poeti occitani (secc. XII–XIII). L’analisi mostra l’influsso, sui trovatori, della struttura metrico-melodica di inni e prosule, dei sacramenti, di formule liturgiche, di preghiere e letture bibliche, della gestualità del fedele a messa, del culto dei santi e, infine, di alcune metafore di origine liturgica, come ad esempio quella del «fuoco d’amore».