Quando il poeta latino Publio Ovidio Nasone fu condannato all'esilio dall'imperatore Augusto, la sua vita subì certo un duro colpo, non così tuttavia da interrompere un'attività poetica cominciata fin dalla prima giovinezza. Nella lontana e inospitale Tomi, sulle rive del Mar Nero, l'esule torna alla pratica del genere elegiaco in una versione allo stesso tempo inedita e originaria, riscoprendone cioè un risvolto triste e lamentoso che ben si adatta alla situazione biografica corrente. Inaugurando questa nuova fase di vita e di scrittura, Ovidio si chiede soprattutto quando essa potrà finire. La cesura rappresentata dalla condanna ha segnato un punto di non ritorno che da un lato ha prodotto la poesia dell'esilio ora in corso, dall'altro genera l'attesa di una futura nuova svolta tanto disperatamente agognata quanto ostinatamente presupposta: il momento del richiamo. Il volume offre un'analisi diacronica delle varie collezioni poetiche composte da Ovidio a Tomi e rintraccia nella storia che esse sviluppano la sottile ma ben percepibile tensione fra la volontà di chiusura manifestata dal poeta e il rischio dell'eternità cui il suo canto lacrimevole è intrinsecamente costretto.